Quando diventiamo genitori ci sentiamo investiti di un importante compito: insegnare ai nostri figli a “stare al mondo”.
Forse, proprio perché siamo troppo impegnati e fagocitati da questa importante responsabilità, ci dimentichiamo di una cosa importante: anche noi abbiamo molto da imparare da loro. Cosa ci insegnano i nostri figli? Cose così semplici che sembrerebbe inutile persino ricordare. Eppure, talvolta, quello che sembra così scontato non lo è affatto.
Se solo ci concedessimo, ogni tanto, di ispirarci ai nostri figli su qualche aspetto della vita, potremmo arricchirci e, perché no, vivere meglio.
Quando ero incinta mi era chiaro che l’arrivo di un bambino mi avrebbe cambiato la vita. Non avevo capito però che mi avrebbe anche cambiato come persona.
Da quando sono diventata mamma, infatti, ho insegnato e “accompagnato” i miei figli verso le loro piccole e grandi conquiste: dal parlare, al camminare, dal vestirsi a mangiare da soli, etc…
Però, se dovessi fare un bilancio, anche loro mi hanno insegnato qualcosa di molto prezioso.
Il tempo di ogni bambino è la dimensione presente. Nessuno meglio di loro sa godersi “l’attimo fuggente”. Come sostiene anche lo psicoterapueta Luca Mazzucchelli:
“I bambini, specialmente i più piccoli, tendono a vivere il momento, rivolgendo la loro attenzione e la loro energia unicamente a ciò che sta accadendo. Questa è un’ottima lezione di vita. Preoccuparsi rispetto a passato e futuro rende la vita più stressante e maggiormente esposta a stati di ansia e/o depressione.”
Dai miei figli ho imparato ad apprezzare la straordinaria bellezza dell’imperfezione di una conchiglia scheggiata, di un palloncino sgonfio, di un gatto senza coda o di una crepa nel muro: la bellezza è nel mondo e loro ne accettano ogni forma o non-forma, ogni colore, odore e variazione.
Tendenzialmente essere bambini significa infatti essere entusiasti della vita, dissacranti, non avere sudditanza al potere. Essere liberi di sperimentare continuamente, non avere stereotipi, non essere razzisti e saper accogliere le differenze del mondo come opportunità di arricchimento e crescita.
Non solo: la mente di un bambino è curiosa e per natura “aperta” all’ascolto dell’altro, delle differenze e non si preclude di provare o sperimentare nulla.
L’insegnamento più grande che mi hanno però dato è anche il più semplice: amarli in modo assoluto e incondizionato. Ed è per questo motivo che stare accanto a loro mi rende una persona felice, come non lo sono mai stata prima.
Il segreto della felicità non è, come ho sempre pensato, riuscire nell’ardua impresa di essere amati dagli altri, ma saper amare in modo incondizionato qualcun altro. Continuare ad essere amati dagli altri per tutta la vita è difficile, ma se siamo noi ad amare, allora potremo farlo sempre, perché nessuno può impedirci di farlo.
E allora perché non provare ogni tanto a fermarci a osservare il mondo con gli occhi di un bambino?
A questo scopo vi consiglio di leggere insieme ai vostri figli questi due libri: Aspetta! e Vorrei un tempo lento, lento.
Il primo racconta la storia di una mamma che attraversa la città di corsa, trascinando il bimbo per mano. La mamma lo incalza dicendogli continuamente “presto!” e il piccolo replica ogni volta “Aspetta!”. Nella frenesia della sua corsa la mamma non vede nulla e nessuno, invece il bambino si sofferma a osservare ora un fiore, ora una farfalla. Ma quando capita qualcosa di molto speciale è importante sapersi fermare e aspettare. La storia ci dimostra in modo molto poetico come noi adulti viviamo all’insegna della frenesia e l’importanza di saper rallentare i ritmi sfrenati che spesso la nostra società ci impone. Solo grazie agli occhi dei bambini, possiamo riappropriarci della lentezza per emozionarci e vedere la bellezza che ci circonda.
Il secondo libro è una filastrocca sull’elogio del tempo. Il “metronomo” interiore di un bambino sembra essere sintonizzato sul ritmo lento che scandisce ad esempio il susseguirsi delle stagioni. Noi adulti ci scontriamo spesso con la loro lentezza e i loro ritmi “rallentati”. Ma il problema è spesso dettato dalla nostra fretta. I bambini hanno bisogno di tempi distesi e rilassati, della fantasia e anche della noia.
Amare significa anche rispettare gli altri e, quando ci è possibile, rispettare il tempo lento dei nostri figli è il più grande regalo che possiamo reciprocamente farci.