Scarpamondo: il paradiso della scarpa, l’inferno dei genitori

scarpamondo: il paradiso della scarpa, l'inferno dei genitori

Nella vita di ogni madre c’è un momento “topico” in cui, il solo pensiero di poter andare da sola a fare la spesa le dà una scarica di adrenalina misto euforia. La stessa probabilmente di quando in adolescenza i genitori uscivano a cena lasciandole la “casa libera”.

Andare a fare la spesa è una nobile causa, necessaria alla sopravvivenza dell’intera “specie” famiglia, pertanto nessun padre o nonno che sia a cui sono stati lasciati in custodia i figli, potrà mai obiettare su quanto tempo la mamma ci abbia impiegato a insacchettare litri di latte e sabbietta del gatto.

Il secondo momento topico nella vita di ogni madre è la scoperta dello shopping on-line. Io ho dovuto autoeliminarmi dalle newsletter di alcuni negozi on-line perché rischiavo la bancarotta.

Ho tenuto solo quelli dell’abbigliamento per bambini perchè, avendo due figli che vestono perfettamente la taglia corrispondente alla loro età, non ho mai sbagliato un acquisto.

Ci sono cose però che non possono essere acquistate senza i figli al seguito: le scarpe. Il rischio di sbagliare numero è troppo alto: il piede cresce davvero alla velocità della luce.

centri commerciali e bambini

Ed è per questo motivo che in una torrida mattina d’estate (e inizio saldi) ho avuto l’idea geniale quanto ingenua di andare con i miei figli a scarpamondo. Il paradiso della scarpa quanto l’inferno dei genitori.

Prima di entrare ho ripassato con loro le 4 regole dei negozi:

  • non si urla
  • non  si corre
  • non si tocca senza permesso
  • si sta vicino alla mamma

Varcata la soglia dell’ingresso iniziamo a percorrere questi lunghi corridoi disseminati di pile di scatole di scarpe. La pianta del negozio è labirintica e soprattutto essendo le pile di scarpe tutta alla stessa altezza è impossibile avere una visione di insieme del negozio. Dico questo perché esattamente dopo 10 minuti mio figlio più piccolo si è perso in questo maledetto dedalo di scatole di scarpe e io non potevo vederlo proprio a causa della struttura labirintica del negozio.

Ovviamente, nonostante urlassi il suo nome non ha ritenuto fosse importante rispondermi. E così mi sono precipitata alle casse mobilitando le cassiere nella ricerca del pargolo che, con indosso scintillanti sandaletti di Nemo, aveva preso troppo in parola il mio “prova a vedere come cammini”.

Dopo 10 minuti di ricerche, nei quali minuti ho avuto il tempo di pensare che lo avessero rapito e lo stessero già facendo uscire dal retro del negozio per vendere i suoi organi, il piccolo è riapparso sorridente affermando con fierezza: “Mamma, mi vanno bene”.

Appurato che avevo perso 10 anni ma che le scarpe fossero di suo gradimento, mancavano le scarpe per l’altro.

Scarpamondo è sicuramente un paradiso se ci vai senza figli perché hai la possibilità di provare tutte le scarpe che desideri servendoti da solo.

Peccato che i miei figli si fossero sentiti particolarmente ingaggiati nel trovare il numero giusto. E peccato anche che non sappiano leggere e che quindi mi portassero una scatola diversa al secondo dicendomi “mamma questo è il mio numero”. Nel tempo in cui io rimettevo a posto un 38 da donna tacco 12, loro arrivavano con un’altra scatola.

scarpamondo

E così, nel rimettere a posto le scatole, mi sono sentita esattamente come il tipo di una pubblicità anni ’80 che ha fatto storia (o comunque chi è nato in quell’epoca come me si ricorda senz’altro): in una grande stanza da bagno un idraulico era alle prese con tanti rubinetti d’acqua aperti, e non faceva in tempo a chiuderne uno che il tappo degli altri esplodeva e così il poveretto correva da un lato all’altro del bagno cercando disperatamente di chiudere tutti buchi. Era una impresa impossibile. Per i  nostalgici la pubblicità era questa. Questo articolo l’ho scritto pensando che, così come ci sono cose che non si possono fare senza figli, l’acquisto della scarpa giusta ne è l’esempio, allo stesso modo ci sono cose che davvero nessun manuale psico-educativo può aiutarti a risolvere: la gestione di un bambino piccolo in un centro commerciale.

L’unica soluzione è non andarci MAI con loro.

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