A tutte (o quasi) le mamme è nota una parola che in certi casi può destare anche un certo terrore: inserimento.
Eh già… l’inserimento prima o poi tocca a tutti, mettendo in difficoltà i ritmi e le abitudini dei genitori (occorre tenere in conto permessi di lavoro o giorni di ferie), nonché sollecitando sensi di colpa spesso indomabili e il bisogno di un serrato e continuativo confronto con le altre mamme e papà:
Ma il “tuo”, l’inserimento l’ha fatto? lo ha finito? E come è andata? Siete sopravvissuti?
Non aiutano certo i racconti traumatici di bambini con ancora i brandelli di vestiti dei genitori tra le mani, come anche quelli di pianti e le urla disperate che continuano a echeggiare nei corridoi.
E così può capitare che il giorno del dunque – mentre la madre (o il papà) si allontana con passo (fintamente) deciso verso la porta d’uscita – si accorga di distinguere tra le grida di sottofondo anche il pianto di suo figlio, e con una certa amarezza nello stomaco dovrà imparare a lasciarsi alle spalle le urla del “mattatoio” e accettare che suo figlio impari a confrontarsi da solo con una parte del mondo che non è più solo quello famigliare.
Io divido in due macro categorie le tipologie di inserimento a scuola:
Ma oggi vorrei concentrarmi sull’inserimento alla scuola materna e su uno strumento che possa aiutarci a rendere questo passaggio il più “soft” possibile.
L’eserciziario del libro “12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino” di Daniel J. Siegel e Tina Bryson ci viene in aiuto.
Questo testo ci suggerisce di creare un libricino o un album di fotografie per raccontare al bambino l’esperienza che lo attende.
L’idea è di descrivere nel dettaglio l’evento e di illustrare a nostro figlio luoghi a lui ancora sconosciuti per iniziare a renderli famigliari.
Come realizzarlo quindi? L’ideale sarebbe sfruttare l’open-day e scattare foto dentro e fuori la scuola di:
Una buona alternativa puo’ essere quella di cercare fotografie sul sito internet della scuola o sulla loro pagina facebook.
Ricordatevi di coinvolgere vostro figlio nelle diversi fasi di realizzazione dell’album: dallo scatto delle foto alla stampa, al ritiro delle foto, a incollarle sull’album, alla rilegatura dell’album.
Nel libretto aggiungete anche qualche immagine della routine mattutina (prepararsi, fare colazione etc) che precede l’entrata a scuola. Una volta che l’album è pronto vi troverete a metà dell’opera, perché vostro figlio avrà già iniziato – senza accorgersene – a familiarizzare con questa novità (e un po’ lo avete fatto anche voi!).
Non vi resta ora che tenere da parte l’album e riprenderlo in mano nei giorni che anticipano l’inserimento.
Potrete dargli il titolo: “nome del bambino va all’asilo” e sfogliarlo accompagnando ogni foto con una breve descrizione, o immaginando insieme i momenti della giornata che si svolgeranno nei luoghi rappresentati.
Durante i giorni dell’inserimento sarà invece lui a raccontarvi cosa è accaduto realmente in quegli spazi fotografati.
Un’altra cosa che mi è sembrata utile è quella di inserire nel libretto anche quello che nel libro di Siegel viene definito un “messaggio di forza”: ossia un suggerimento pratico di che cosa potrebbe fare nostro figlio se gli dovesse capitare di sentirsi triste. L’autore racconta che suo figlio traeva coraggio dal finto tatuaggio della sua squadra di baseball preferita che aveva sul braccio, quindi nel libro aveva inserito la foto del tatuaggio e l’indicazione era: se mi sento triste guardo il mio tatuaggio che mi ricorda che mamma e papà torneranno preso a prendermi.
L’eroe di mio figlio è senza dubbio Nemo, credo che quando a settembre dovrà andare alla materna glielo farò tatuare sul braccio…
Se il libro ti interessa lo trovi qui