Il genitore perfetto ammette di non esserlo

Il genitore perfetto ammette di non esserlo

La perfezione non esiste e ormai ci siamo rassegnati quasi tutti a questa verità. Anzi, l’esaltazione dell’imperfezione è spesso al centro anche di campagne pubblicitarie.

Eppure, non si sa perché, quando diventiamo genitori ricerchiamo spasmodicamente questa irraggiungibile perfezione. In realtà, vorremmo soltanto una cosa: la felicità dei nostri figli.  

E, per raggiungere questo scopo, diventiamo con noi stessi molto esigenti: vogliamo lavorare per guadagnare e non far mancare loro nulla di “materiale” ma, al tempo stesso, vorremmo avere lo stesso tempo che dedichiamo al lavoro per stare con i nostri figli e condividere momenti preziosi che sappiamo non torneranno più.

Viviamo costantemente scissi tra queste due pulsioni: la soddisfazione che stiamo già facendo il possibile per loro e, al tempo stesso, il senso di colpa per non fare abbastanza. 

Un sondaggio condotto su un campione di 500 genitori e figli di età compresa tra i 7 e i 15 anni –  commissionato da Kinder a Ipsos (centro specializzato nelle ricerche di mercato a livello mondiale) – ha rilevato proprio che la ricerca della perfezione può essere fonte di senso di colpa.

un genitore quasi perfetto riassunto

Questa indagine in merito al rapporto tra genitori e figli, nota come “Kinderometro”, è stata effettuata su scala internazionale ed ha coinvolto 5 Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Russia).

Da questa ricerca è emerso che i genitori si sentono in colpa sia perché non trascorrono abbastanza tempo con i propri figli, sia perché non sono abbastanza disponibili con loro. Il problema che accomuna tutti i genitori è la mancanza di tempo: non a caso la maggior parte degli intervistati, se potesse scegliere, preferirebbe avere più tempo che denaro. 

Mi sento allineata con le risposte che hanno dato gli altri genitori, il che mi rincuora. Da una parte penso che se avessi giornate di 72h anziché 24h potrebbero cambiare molte cose. Dall’altra mi chiedo se non troverei ben presto il modo di impiegarle e, ancora una volta, mi ritroverei a desiderarne di ulteriori. 

E allora la soluzione forse è organizzare al meglio il poco tempo che si ha, rivendendo le proprie priorità.

Dal sondaggio è emerso che sono proprio i piccoli momenti quotidiani che i genitori condividono con i figli, ad avere maggiore impatto nelle vite di quest’ultimi. Se fossimo più disponibili ad ascoltare le loro “pretese”, infatti, ci renderemmo conto che sono di gran lunga inferiori rispetto alle nostre aspettative.

giocare bambini

Dopo aver assistito alla presentazione di questo sondaggio – durante il quale è intervenuto uno psicoterapeuta che ha ricordato che quello che più conta per i nostri figli è vivere il “qui e ora”-  sono stata attanagliata dal senso di colpa.

Ho pensato che tante volte sono nella stessa stanza con i miei figli, ma con la testa altrove. Magari distratta dalle mie e-mail o dalle chat dei vari social. Mi sono chiesta: dedico almeno un’ora al giorno a giocare con i miei figli senza altre distrazioni? Senza preoccuparmi di pulire, riordinare, preparare da mangiare? No. 

Eppure il gioco è la chiave per favorire lo sviluppo intellettivo ed emotivo di ogni bambino e cementificare la relazione con i genitori. Metterci sul tappeto di casa e usare il gioco come strumento educativo è il più grande regalo che possiamo fare ai nostri figli e a noi stessi.

Lo psicoterapeuta ha consigliato di ritagliarci “un’ora buca” nelle nostre giornate fitte di impegni, in cui il gioco con i bambini sia la nostra unica (pre)occupazione.

giochi da tavolo bambini

Dal sondaggio, non a caso, emergeva che l’attività più ambita dai figli è giocare assieme ai genitori.

Tornata a casa ho chiesto a mio figlio cosa gli sarebbe piaciuto fare assieme e già mi immaginavo grandi cose o gite fuori porta. Invece mi ha risposto: “mi piacerebbe giocare con te a battaglia navale”.

Una richiesta così semplice che mi ha spiazzata. Facile, no?  Chi non trova il tempo per una partita a battaglia navale con suo figlio? Ebbene, io!

Considerando che è un gioco che oltretutto mi annoia, lo delego sempre al papà, e utilizzo appieno questo tempo “libero” che mi è concesso. Non è che tra l’altro faccia chissà che cosa, magari scrivo un articolo come questo per il mio blog, riordino casa, preparo la cena.

Eppure,  la lezione che ho imparato è che poco alla volta si possono introdurre nella nostra quotidianità piccoli cambiamenti – ad esempio iniziare a dedicare 15 minuti di gioco esclusivo al giorno –  per poi trasformarli in abitudini da consolidare meglio.

Essere meno esigenti con noi stessi e partire da piccoli cambiamenti che ci avvicinino ai nostri figli, ci aiuterà a sentirci dei genitori migliori. E se stiamo bene noi, saranno più felici anche i nostri figli.

 

Post in collaborazione con Kinder

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