E’ luogo comune associare al sostantivo “cane”, l’aggettivo fedele. Non a caso un modo di dire sostiene che “il cane è il miglior amico dell’uomo”. Ma è davvero così?
Per chi come me nella vita ha avuto dei cani, la percezione dell’amore incondizionato che sanno regalarti è abbastanza scontata. Però devo ammettere che, prima di leggere la storia di Hachiko, non avrei mai pensato che la fedeltà di un cane potesse innalzarsi a livelli così alti.
Il libro racconta una storia d’amore e amicizia tra un onesto professore, Eisaburo Ueno, la cui vita è scandita da una rigorosa routine e Hachiko, un cane giapponese di razza akita che, per una fortuita coincidenza, entrerà nella sua vita cambiandola positivamente.
Hachiko è un cane realmente esistito in Giappone, tanto da diventare il simbolo dello spirito di fedeltà ideale cui tutti dovrebbero ispirarsi. Nella Piazza della stazione di Shibuya gli è stata dedicata addirittura una statua.
Ma quale fu il merito di questo cane? Si narra che, dopo solo un anno dall’arrivo di Hachiko in casa Ueno, il professore morì prematuramente.
Dal quel giorno, per dieci lunghi anni, alle cinque e mezza di pomeriggio, con la precisione di un orologio, Hachiko continuò a recarsi alla stazione nella speranza di veder scendere dal treno dei pendolari il suo padrone. Prima che il professore morisse, infatti, era abitudine di Hachiko andare ad aspettare il suo arrivo in stazione.
Un legame così unico e speciale capace di vincere persino la morte.
Ciò che commuove di questa storia è la tenacia e la perseveranza di questo cane che nonostante la neve, il freddo, la fame, il trascorrere inesorabile del tempo non mancò mai, nemmeno per un giorno, di andare alla stazione nella speranza di vedere tornare il suo padrone.
Provare anche solo per un istante a immergersi nei panni di Hachiko fa capire quanta devozione possa battere nel cuore di un cane e quanta forza d’animo dovesse avere per non conoscere rassegnazione.
La storia cui il libro si ispira non è del tutto inedita (ci hanno fatto anche due film), ma quel che stupisce durante la lettura è scoprire, pagina dopo pagina, come si costruisca un legame così forte, una corrispondenza di “amorosi sensi” capace di resistere oltre la morte.
Probabilmente nessuno prima di Hachiko seppe donare al professore il sentirsi ascoltato e amato per quello che era.
Il libro ci rivela in modo delicato come la vita sia fatta di piccole cose, di piccoli gesti e attenzioni che possono invece significare moltissimo, anzi, alle volte tutto.
Il professore, spinto dal desiderio di mostrare al cucciolo tutta la bellezza del mondo, finirà per riscoprirla lui stesso grazie alla gioia di poter avere qualcuno accanto con cui condividerla.
Un pregio che la storia di Hachiko mette in luce (in controluce forse) è la capacità degli animali di donare amore senza chiederne in cambio, oltre alla rara sensibilità di cogliere quello di cui abbiamo bisogno per sentirci realizzati e felici.
Anche solo sentirsi ascoltati e importanti per qualcun altro, come è accaduto al professore: può sembrare poco, ma può cambiarci il modo di vedere e affrontare la vita.
Ma che cosa c’entra la storia del cane Hachiko con un blog di libri per bambini? C’entra perché in Giappone, insegnanti e genitori usarono l’attesa di Hachiko come esempio per i bambini.
E’ un libro con poche illustrazioni che mi sento quindi di consigliare come bellissima lettura a partire dai 10 anni.
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