Più volte mi sono chiesta cosa potessi fare per regolare il sonno dei miei figli. Perché, se esiste un nume tutelare del Sonno, di sicuro ce l’ha con me. Ormai sono cinque anni che mi ha preso di mira e si sta vendicando a caro prezzo.
Cinque volte in cinque anni. Che cosa sono? Le volte che sono riuscita a dormire una notte di fila, senza interruzioni. L’ultima volta è stata lo scorso 21 marzo. Era il giorno del mio compleanno e mi sono fatta regalare una notte senza figli.
Due giorni fa, però, le cose sembravano essere cambiate: il più piccolo dei miei figli ha dormito senza risvegli notturni.
Volevo piangere dalla gioia. I miei figli sono stati davvero abili e costanti a darsi il cambio in questi anni per boicottare la qualità del mio sonno. Fino all’arrivo del secondogenito, il primogenito non ha mai dormito più di quattro ore di fila senza svegliarsi. Poco dopo però, nonostante i miei timori che il pianto del nuovo arrivato potesse disturbarlo, ha iniziato a dormire.
Non che a me cambiasse granché, perché tanto mi restava sempre il piccolo con cui “fare nottata” il quale, sin dalla nascita, ha scalato le classifiche: dai 5 ai 7 risvegli a notte. E questo fino a due giorni fa, quando mi sono illusa di essere uscita dal tunnel.
Purtroppo ho gridato al “miracolo” troppo presto perché non ha tardato ad arrivare il “colpo di scena”. Quale? Il grande, che dormiva tutta notte da almeno due anni, ha dato prontamente il cambio a suo fratello chiamandomi a gran voce nel cuore della notte.
La domanda sorge spontanea: ma cosa avrò mai fatto per meritarmi figli che dormono a turni alterni?
Dormire è una necessità fisiologica, anche più del cibo: è stato scoperto che se non si mangia per un mese si può sopravvivere, ma se non si dorme si muore.
Lo so, questa scoperta inquieta non poco, ma fa capire quanto dormire sia fondamentale per i bambini ai quali andrebbero garantite:
Meno rispondiamo a questo loro bisogno e più nervosi saranno durante il giorno e la notte. I bambini dormono per rigenerarsi e recuperare le forze. E oggi è noto che sia la maturazione cerebrale sia la crescita fisica del bambino avvengono nel sonno.
1- Cercare di sincronizzarci con l’orologio biologico del bambino per far sì che possa addormentarsi velocemente, senza difficoltà. Mio figlio di 3 anni non dorme di pomeriggio e il suo orologio biologico ci comunica spesso che già alle 20 dormirebbe. Spesso, infatti, si “spegne” di colpo e, anziché metterlo a letto, lo invito a sedersi a tavola. Se riuscissi ad assecondare questa sua esigenza nel giusto momento, probabilmente si addormenterebbe subito e tirerebbe le sue 12 ore.
2- Almeno mezz’ora prima della messa a letto, ridurre l’esposizione alle luci artificiali di televisione e computer per facilitare la produzione di melatonina.
3- Evitare dolciumi perché sono dei veri e propri eccitanti, nemici del sonno.
4- Organizzare la giornata dei figli in modo da dormire un tempo adeguato. E’ fondamentale impostare rituali – ad esempio la storia della buona notte – e azioni che aiutino il bambino ad affrontare con un ritmo rallentato il riposo notturno. I bambini piccoli sono esseri abitudinari, amano la ritualizzazione, il ritmo, una gestione del tempo sempre simile che possa garantire sicurezza.
5- Stabilire un orario fisso per andare a letto e rispettarlo. E’ importante mostrarsi fermi e risoluti su questo punto e comunque garbati nel farlo rispettare.
6- Insegnare al bambino (sin dai primi mesi di vita) ad addormentarsi da solo nel suo lettino. E’ più frequente che a svegliarsi siano i bambini che per addormentarsi hanno bisogno del seno materno, o di essere tenuti in braccio. Un bambino che si addormenta soltanto grazie all’intervento dei genitori, infatti, nel passaggio da una fase del sonno all’altra, “controlla” che tutto sia ancora al suo posto e si accorge che non lo è: il seno accanto al quale si era addormentato non c’è più, oppure si ritrova nel lettino e non più tra le braccia del genitore.
A me hanno fatto sempre questo esempio: immagina il tuo spaesamento se ti addormentassi in macchina e poi ti risvegliassi nel letto senza avere il ricordo di come tu ci sia finita. Per lo stesso motivo, se nostro figlio si sveglia in un luogo diverso rispetto a dove si è addormentato avrà tutto il diritto di sentirsi confuso e chiamarci per essere rassicurato.
In definitiva, dunque, addormentarsi con i genitori porta solo svantaggi, per il bambino e per loro.
La buona notizia è che i piccoli sono in grado di addormentarsi da soli: bisogna solo aiutarli a sviluppare questa capacità. Uscire dalla stanza quando il bambino è ancora sveglio lo aiuterà ad addormentarsi da solo. E questo farà in modo che, se si dovesse svegliare anche durante la notte, sia in grado di farlo in autonomia. Ovviamente questo è possibile “senza traumi” solo se lo si sarà abituato gradualmente a fare a meno di noi, stabilendo dei rituali dolci e rassicuranti per addormentarlo.
Alcune utili indicazioni sono fornite in questo libro “Il sonno del tuo bambino. Metodi naturali per dormire tranquilli” e anche in questo “Facciamo la nanna” (che nulla ha a che vedere con il metodo criticato e si spera superato di Estivill “Fate la nanna”).
Riuscire ad ottenere questo “miracolo” è sicuramente il frutto di un lavoro di squadra dei genitori, di pazienza e di organizzazione. Soprattutto serve fiducia nelle incredibili risorse che i bambini hanno a disposizione e che noi adulti tendiamo a sottovalutare.
7 – Offrire al bambino un “oggetto transizazionale”. Questo concetto è strettamente legato al punto 6. Un pupazzo di pezza o Doudou nanna come questo possono essere offerti al bambino sin dalla nascita per aiutarlo a sopportare la separazione dai genitori.
Probabilmente i miei figli si svegliano e mi cercano perché non ho mai insegnato loro ad addormentarsi da soli. Con il pupazzetto ci avevo anche provato e, come mi aveva suggerito un’ostetrica, ci avevo dormito assieme per lasciargli il mio “odore” così che potesse essere un mio valido “surrogato”. Peccato che i miei figli non lo abbiano mai considerato di striscio.
Tuttavia potrei riuscire a cambiare qualcosa se già provassi ad attenermi al punto 1-2-4 e 6.
Del resto, non è mai troppo tardi per provare a recuperare cinque anni di sonno arretrato.
Bibliografia