Era circa dicembre 2016. Il mio secondo figlio aveva circa un anno e mezzo e ancora non ero riuscita a staccarlo dal seno. Di notte si svegliava dalle tre alle quattro volte alla disperata ricerca della tetta e io, sempre più disperata, mi arrendevo a dargliela pur di guadagnare qualche ora in più di sonno.
La tetta notturna era solo una delle tante difficoltà che stavo attraversando in quel periodo. Fondamentalmente non riuscivo a gestirlo.
Non potevo contrariarlo in niente altrimenti mi piazzava delle scenate isteriche che mi prosciugavano ogni energia e delle quali spesso neppure riuscivo a comprendere il motivo “scatenante”. Ovviamente ero entrata in un circolo vizioso: più lui si comportava così più io lo “rifiutavo”, più ovviamente lui percepiva questa distanza e il suo modo per comunicarmi la sua sofferenza era l’atteggiamento per me più devastante: pianti inconsolabili rotolando sul pavimento.
Decisi allora di andare a fare due chiacchiere (che sono poi durate qualche mese) con una pedagogista. Questa pedagogista, Daniela (molto brava su Milano), mi ha aiutato a capire molte dinamiche. Ricordo che una mattina il nostro dialogo fu all’incirca così:
Io (molto affranta) “il problema è che io non lo capisco proprio e non riesco a gestirlo”
Daniela “ma ti sei mai chiesta che linguaggio parla tuo figlio per comunicare con lui?”
Io: linguaggio che?
E fu così che mi mise in mano il libro del quale oggi voglio parlarvi: “I 5 linguaggi dell’amore dei bambini” di Gary Chapman.
1- Così come ogni tipo di serbatoio predilige un diverso modello di benzina, anche i conti correnti emotivi dei nostri figli vogliono amore in forme differenti. Ogni bambino privilegia un modo di sentirsi amato e di comunicare l’amore: c’è chi si sente amato se riceve parole incoraggianti e di stima, chi quando i genitori gli dedicano tempo di qualità e momenti speciali, chi si sente amato quando riceve dei doni e regali, chi dà valore ad aiuti concreti nelle problematiche quotidiane e infine chi parla il linguaggio del contatto fisico. Tutti questi diversi linguaggi sono ampiamente spiegati e descritti nel libro, in modo che ogni genitore possa ritrovare quale sia quello del proprio figlio.
2- Il libro fornisce degli utili “stratagemmi” per individuare quale sia il linguaggio dell’amore principale parlato da nostro figlio e di conseguenza, individuare il suo linguaggio principale, ci permette di sintonizzarci al massimo sulla frequenza del suo canale emotivo e fargli sentire tutto il nostro amore.
3- Comprendere il linguaggio principale dell’amore di nostro figlio può essere anche un valido aiuto per scegliere il metodo di disciplina migliore. E’ bene non usare quasi mai una forma di disciplina che sia direttamente collegata al linguaggio principale dell’amore di nostro figlio.
E’ necessario quindi rispettare il linguaggio dell’amore del bambino non scegliendolo come metodo di disciplina. Una disciplina presentata in quel linguaggio non sortirà l’effetto desiderato e potrebbe al contrario provocare un dolore molto forte a livello emozionale.
Per esempio, se il linguaggio principale di nostro figlio è costituito dalle parole di incoraggiamento non potremo usare parole “critiche o di biasimo” come metodo per insegnare le regole perché lo feriremmo molto. Ovviamente parole di rimprovero possono essere dolorose per qualsiasi bambino a prescindere dal linguaggio principale, tuttavia per alcuni possono essere ancora più dolorose e comunicare loro di non essere abbastanza amati.
Il libro è breve quanto prezioso, semplice da capire e con un taglio molto pratico.
Se ti interessa saperne di leggi anche l’altro approfondimento che ho scritto “Come rinforzare l’autostima di nostro figlio con piccoli gesti” , dove spiego più nel dettaglio in che modo ho declinato nella pratica quotidiana con i miei figli alcune delle indicazioni del libro.