La tappa a Barcellona e dintorni che abbiamo fatto nell’estate del 2023, fa parte di un itinerario più ampio che abbiamo percorso in parte in automobile e in parte in house boat e che ci ha portato da Milano a visitare alcune città della Francia del sud, la Spagna e infine la Corsica.
Dopo alcune tappe in automobile nel sud della Francia, e dopo aver fatto una crociera fluviale a bordo di una house boat lungo il Canal Du Midì, siamo approdati in Spagna.
Prima di visitare Barcellona, abbiamo optato per una settimana di relax in una villa con piscina a Teià, nella quale ci hanno raggiunto degli amici dall’Italia e che abbiamo tenuto come base da cui spostarci per fare brevi gite in giornata, tra cui Figueres, città Natale del grande artista Salvador Dalì.
In giornata abbiamo visitato il Teatro- Museo Dalì che contiene una gran parte dei capolavori dell’artista.
Il museo è stato inaugurato nel 1974, costruito sulle rovine del vecchio teatro di Figueres. In questo museo troverete alcuni dei capolavori del maestro, Salvador Dalí (1904-1989), a cominciare dalle sue prime opere fino alle sue creazioni surrealiste, e anche alcuni dei suoi ultimi quadri.
La sala che ci è piaciuta di più (anche se abbiamo dovuto fare una coda piuttosto lunga) è stata la sala che è una delle più popolari del Teatro-Museo Dalí. Il volto che viene riprodotto sottoforma di installazione è quello dell’allora celebre attrice Mea West: gli occhi sono ingrandimenti di due quadri con viste di Parigi; il naso è un camino con legna; la parrucca, entrata nel libro dei Guinness dei primati, la realizzò Lluís Llongueras.
Il sofà labbra viene da un’idea che Dalí ebbe già nel 1937 e che espose a Parigi nella boutique di una amica stilista.
Ci siamo dati 4 giorni per visitare Barcellona, un tempo utile a fare parecchie cose interessanti. Abbiamo affittato una casa in una posizione piuttosto centrale in modo da essere più comodi negli spostamenti.
Barcellona è una città vibrante, dove ogni angolo racconta storie di vita, arte, nelle sue diverse sfaccettature, e cultura.
La Magica Rambla e il Museo del Cioccolato – Giorno 1
Il nostro viaggio inizia dalla vivace Rambla, cuore pulsante di Barcellona, dove la gente, i suoni, i colori, gli artisti di strada e le statute viventi creano un mosaico di vita cittadina. Il rischio sulle Rambla è quello di farsi incantare dalle innumerevoli bancarelle di souvenir: io ed Elisa ci siamo prese un paio di minorchine glitterate uguali, e nemmeno sono stata in grado di resistere a un abito da Flamenco per Elisa, che ha sfoggiato orgogliosa per buona parte della sua vacanza spagnola.
Per merenda abbiamo deciso di esplorare il Museo del Cioccolato, consigliato con entusiasmo da un’amica. Tuttavia l’aspettativa di un mondo incantato si è scontrato però con la realtà: uno spazio più piccolo del previsto che ci ha un po’ deluso. La parte migliore è stata di fatto la merenda nel bar caffetteria del Museo che aveva un assortimento di cioccolatini davvero straordinaria.
Cercando un momento più a contatto con la natura, ci siamo diretti verso il Parc de la Ciutadella. Qui, un giro in barca nello stagno, circondati dalle papere, ha regalato momenti di pura felicità e divertimento ai bambini, una piccola avventura fluviale nel cuore della città.
Il parco diventa una bolla di tranquillità, dove la natura e l’arte si incontrano.
Il secondo giorno a Barcellona lo abbiamo interamente dedicato al Parc Güell progettato da Antoni Gaudì, una delle figure più emblematiche dell’architettura modernista catalana, noto per le sue opere originali, ricche di colori, forme organiche e motivi ispirati alla natura. Gaudí aveva una visione unica dell’architettura, che considerava non solo come una funzione pratica ma come un modo per emulare la bellezza e la complessità del mondo naturale. Questa filosofia è evidente in tutte le sue opere, inclusa la creazione del Parc Güell.
L’accesso al parco è caratterizzato da una lunga scalinata, che funge da grandioso ingresso e introduce subito i visitatori nel mondo fantastico di Gaudí. Questa scalinata è adornata da mosaici colorati e conduce fino alla famosa fontana a forma di drago (o salamandra), diventata uno dei simboli più riconosciuti del parco. Il drago, rivestito di ceramiche colorate in tecnica del trencadís, è un esempio della capacità di Gaudí di incorporare elementi naturali in forme architettoniche, creando opere che sembrano emergere direttamente dal suolo.
Non siamo riusciti però a scattare neanche una foto a questa bellissima opera perchè interamente invasa dai turisti e, sinceramente, non ce la faccio a fare fotografie dove compaiono anche altri 800 turisti. Piuttosto la “fotografo” solo con gli occhi.
Nonostante la folla, siamo però riusciti a scovare angoli dove la magia di una foto senza turisti è diventata realtà, dopo qualche minuto di attesa, tra uno sforzo e l’altro.
Ma prima di riuscire a scattare la nostra foto di famiglia abbiamo dovuto attendere che un ragazzo si scattasse circa 800 selfie tutti uguali e, non soddisfatto, chiedesse anche a noi che eravamo lì in attesa, di fargli qualche altro scatto.
Quando ce ne siamo andati, ho visto con la coda dell’occhio che era tornato in coda. Probabilmente per farsi scattare qualche altro centinaio di foto da qualche altro turista.
Io adoro le opere di Gaudí e il suo genio creativo ben si manifesta in questo parco grazie alla capacità di far dialogare l’architettura con la natura.
L’artista infatti non solo ha integrato il parco nel paesaggio naturale circostante, ma ha anche utilizzato forme organiche che ricordano alberi, animali e grotte, facendo sembrare che le strutture siano cresciute naturalmente dal terreno. Questo spazio non è solo un parco, ma un’opera d’arte che invita alla riflessione sull’interazione tra l’uomo e l’ambiente naturale. Gaudí, attraverso il Parc Güell e le sue altre opere, ha lasciato un’eredità duratura, dimostrando che l’architettura può trascendere la sua funzione pratica per diventare un’esperienza emotiva e spirituale, unendo bellezza, funzionalità e rispetto per la natura in un linguaggio veramente fiabesco.
Nel bookshop del Parco vi consiglio un bellissimo libro per bambini “Una passeggiata con il signor Gaudì” sulle opere dell’artista e di buttare un occhio anche ai gioielli…è qui che Luca mi ha regalato un bellissimo bracciale in argento in stile “gaudiano”.
Dopo aver parecchio camminato all’intero del Parco, i bambini erano stanchi (per altro, c’era un caldo impressionante) e così abbiamo concluso la giornata al negozio della Lego.
In ogni capitale che ci capita di visitare, una capatina al negozio della Lego è per noi una tappa ormai obbligata, anche solo per vedere come sono stati riprodotti i simboli archittetonici della città con milioni di mattoncini colorati. Qui, tra costruzioni e colori, i piccoli sogni prendono forma, ricordandoci che la felicità si trova spesso nelle piccole cose.
Il terzo giorno è iniziato immergendoci ancora una volta tra le meraviglie architettoniche di Gaudí, ma questa volta nel centro città.
Abbiamo iniziato da uno degli edifici più iconici di Barcellona, progettato sempre da Gaudí. Quest’opera è celebre per la sua facciata ondulata, che ricorda le onde del mare, e per il tetto, caratterizzato da comignoli che sembrano sculture astratte. Casa Milà rappresenta uno degli apici della carriera di Gaudí, mostrando pienamente la sua capacità di fondere architettura, natura e funzionalità in un unico, organico concetto estetico.
L’edificio si distingue per l’assenza di linee rette e per gli interni curvi che seguono il naturale movimento della vita. La facciata esterna è realizzata in pietra calcarea, scolpita in forme che ricordano le onde del mare, con balconi di ferro battuto che somigliano a vegetazione marina.
Il tetto è forse l’elemento più spettacolare di Casa Milà, con i suoi comignoli e ventilazioni trasformati in vere e proprie opere d’arte, simili a guerrieri che presidiano l’edificio.
Oltre a Casa Milà, Gaudí ha progettato diverse altre case a Barcellona, ognuna con caratteristiche uniche:
Casa Batlló: Un altro capolavoro di Gaudí, Casa Batlló, famosa per la sua facciata colorata, adornata da pezzi di ceramica e vetro, che ricorda le scaglie di un drago. L’edificio riflette l’amore di Gaudí per i colori e la sua capacità di integrare l’artigianato artistico nell’architettura.
Casa Vicens: La prima casa progettata da Gaudí, Casa Vicens mostra l’influenza del mudéjar, uno stile architettonico che incorpora elementi islamici. È notevole per l’uso audace del colore e delle texture, con pareti decorate con piastrelle di ceramica che rappresentano motivi floreali e naturali.
Gaudí ha lasciato un’impronta indelebile sulla città di Barcellona, trasformando semplici edifici in espressioni fiabesche della sua visione artistica.
Abbiamo pranzato all’Hard Rock Café di Barcellona, anche se il posto assegnatoci non rispecchiava esattamente le nostre aspettative. Tuttavia, ogni viaggio riserva piccole sfide da superare con un sorriso.
Dopo pranzo il caldo era umido e appiccicoso, i bambini erano stanchi e così, per assecondare la loro richiesta di “stare seduti ancora un po’”, abbiamo deciso di infrangere la nostra regola di evitare il tipico “giro turistico” in autobus a due piani e, con sorpresa, abbiamo scoperto invece la sua utilità. I bambini hanno infatti trovato il riposo tanto auspicato e si sono anche molto divertiti ascoltando la guida e trafficando con le cuffiette e i vari pulsanti nelle varie lingue, esplorando la città dall’alto con una piacevole brezza che ci ha rinfrescato (siamo saliti al piano di sopra nella parte però coperta dal sole diretto).
L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato alla Basílica della Sagrada Família e al Museo Picasso che prometteva un tuffo nell’arte, ma l’esperienza si è rivelata diversa dalle nostre alte aspettative, ricordandoci che non ogni incontro artistico tocca l’anima.
Questo museo ospita più di 4.000 opere che tracciano l’evoluzione dell’artista da adolescente fino alla maturità. Le collezioni del museo di Barcellona sono particolarmente forti per quanto riguarda il periodo blu di Picasso, i suoi studi sul classicismo durante il soggiorno a Gosol, oltre a una completa serie di incisioni. Ma un po’ più debole per il resto della sua prolifica produzione artisitca.
In realtà lo avevo già visitato questo Museo ai tempi dell’Università ma mi ricordavo ospitasse qualche opera più celebre.
Alcune delle opere più note esposte al Museo Picasso di Barcellona sono queste 4:
Sebbene il Museo Picasso di Barcellona sia cruciale per comprendere gli anni formativi dell’artista, altre istituzioni nel mondo ospitano collezioni significative delle sue opere, che coprono diversi periodi della sua lunga e produttiva carriera, con opere, a mio parere più significative. Basti pensare alle opere esposte al Museo Picasso a Parigi, Tate Modern Londra, Moma a New York e, non in ultimo il Museo Reina Sofía di Madrid che, sebbene non sia dedicato esclusivamente a Picasso, ospita “Guernica”, uno dei dipinti più famosi e politicamente significativi di Picasso.
Tuttavia Il Museo Picasso di Barcellona è andato comunque benissimo per introdurre i bambini all’arte dell’eclettico e geniale artista.
Sempre nei dintorni del Museo Picasso, segnalo la presenza di svariati altri musei di arte contemporanea che hanno attirato la mia attenzione. Non avendo tempo a disposizione abbiamo dovuto rinunciare a vederli, ma con il senno di poi, forse, avrei dato loro priorità nella mia visita alla città.
Infine abbiamo concluso il nostro viaggio a Barcellona visitando La Basílica della Sagrada Família che è uno dei simboli più riconoscibili di Barcellona ed è anche l’opera più celebre di Antoni Gaudí, Anche se Gaudí dedicò gli ultimi anni della sua vita a questo progetto monumentale, la Sagrada Família rimane incompiuta, con la costruzione che continua ancora oggi, finanziata esclusivamente da donazioni private e dai biglietti d’ingresso.
La previsione per il completamento dell’opera è stata spesso spostata, con l’ultima data indicativa fissata intorno al 2026, in coincidenza con il centenario della morte di Gaudí.
Dal momento che questa è, insieme al Parc Güell una delle principale attrazioni turistiche della città, vi consiglio per entrambi di acquistare i biglietti online per saltare (in parte) la fila.
L’ultima volta che sono stata a Barcellona avevo 20 anni. Quell’età in cui ti fai tante domande sul presente perché lo vivi avidamente, ma te ne fai poche sul futuro.
La prima volta che sono stata qui, ho pensato però che se mai avessi avuto un figlio lo avrei portato a vedere il parco fiabesco di Gaudì che tanto mi aveva incantata, così come altre bellezze di questa città senza tempo.
Ed esattamente 20 anni dopo tornare di nuovo in questa città, con più figli di quanto mi fossi immaginata, mi ha lasciato nel cuore la consapevolezza che ci sono città, come Barcellona, in cui è destino tornare più di una volta ed è per questo che quando le si lascia è sempre un “arrivederci”.
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