Più volte mi sono chiesta che “regola” fosse giusto stabilire in casa per regolamentare l’utilizzo del tablet, senza trovarmi a negarlo a priori.
La risposta l’ho avuta, inaspettatamente, andando a un convegno serale organizzato dalla “Scuola Genitori” di Milano.
Reduce da tre giorni di febbre alta del più piccolo, sopravvissuta a una (tentata) giornata lavorativa da casa, con tanto di pargolo attaccato ai miei pantaloni e/o urlante, arrivo finalmente a sera.
Dopo aver improvvisato una cena veloce per figli e marito, ed essermi saziata di avanzi consumati in ordine sparso, mi appresto ad uscire di casa alle ore 20.30.
Fuori piove, è buio e fa freddo.
Ma so che a ripagarmi di questo titanico sforzo ci sarà Daniele Novara a presentare il suo nuovo libro scritto a quattro mani con Silvia Calvi “L’essenziale per crescere- educare senza il superfluo” (di cui parlo in questo articolo) all’incontro organizzato dalla Scuola Genitori di cui lui è Direttore.
Daniele Novara è un pedagogista sui generis e di indubbio talento. Di lui ho già parlato qui (Litigare fa bene se sai come fare). Oserei definirlo la Luciana Littizzetto (al maschile) della pedagogia.
Gli impietosi ma assolutamente realistici (e sfido qualunque genitore a non riconoscervisi) ritratti genitoriali, che Novara porta ad esempio durante le sue dissertazioni, sono davvero esilaranti. Alcuni fino alle lacrime.
Il suo talento consiste, attraverso la battuta e il senso dello humor, nella capacità di mostrarti nella sua cruda realtà l’errore educativo che fino a quel momento hai probabilmente commesso. Il più delle volte inconsapevolmente, e anzi, spesso anche nella convinzione di star facendo “bene”.
Dal suo specifico osservatorio, Novara, ribaltando i tradizionali metodi educativi, mette in dubbio tutte quelle dinamiche a noi così conosciute da sembrare, erroneamente, scontate e ineccepibili dal punto di vista pedagogico. Attraverso un sorriso (spesso amaro) Novara ti fa capire perché, se stai facendo in un certo modo e non ottieni alcun risultato, stai probabilmente sbagliando qualcosa.
Ogni volta che assisto a un suo incontro, è come se mi mettesse davanti uno specchio, capace di riportarmi indietro nel tempo per ricordarmi la bambina che sono stata.
Ed è quindi partendo dal mio “vissuto” di figlia prima che di madre, che è giusto interrogarmi sul tipo “di genitore” che sono, non sono, o aspiro semplicemente a essere.
Tra i vari punti affrontati quella sera mi è stato chiaro che stavo sbagliando, con le migliori intenzioni, l’utilizzo delle nuove tecnologie con i miei figli.
Ero appunto reduce da una giornata dove, per ritagliarmi quei rari spazi di tempo per telefonare e mandare e-mail di lavoro, ho terribilmente abusato del tablet (esortando io stessa mio figlio a giocarci) e della televisione (proponendogli di vedere un cartone a oltranza- il tempo che mi serviva per finire le mie cose senza interruzioni).
Non che ci volesse Novara per farmi capire che ovviamente non era stato esemplare il mio modo di gestire la mattina lavorativa con mio figlio a casa. Devo dire che però, grazie a Novara e ad alcune regole chiare e precise che ha suggerito in merito all’utilizzo delle nuove tecnologie, ho una maggiore consapevolezza di quanto accaduto e gli strumenti per gestirlo diversamente. Ad esempio limitando il tempo di utilizzo e fruizione.
1)Evitate proprio di usarli se avete figli al di sotto dei tre anni.
Perché è stato dimostrato che fino a questa età va stimolata esclusivamente la sensorialità attraverso esperienze reali e non virtuali.
Quindi ok ad esempio a quei libretti con stoffe e superfici diverse che insegnano ai nostri figli a “conoscere” facendo esperienza diretta, tattile degli oggetti. In questa occasione Novara ha molto denigrato un gioco per ipad pensato per bambini a partire “dai 6 mesi”. Non si vuole fare oscurantismo sia chiaro, perché le nuove tecnologie sono il futuro dei nostri figli cosìdetti “nativi digitali”, ma è pur vero che alcune tappe di crescita cognitiva e intellettiva non possono essere bruciate.
Sui benefici invece delle nuove tecnologie, ho letto anche un articolo molto interessante sulla rivista Psicologia contemporanea dello psicologo Giuseppe Riva. In base alle sue ricerche in campo di “bambini e tecnologia”, una delle riflessioni più autorevoli sull’argomento è il rapporto L’enfant et les écrans, redatto dall’Accademia delle scienze francese. Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori sono molto semplici:
impiegare tecnologie touch per il gioco interattivo può essere positivo anche per i bambini più piccoli – a partire dai 12-18 mesi, impiegando App esplorativo-interattive in grado di facilitare la conoscenza del mondo e di se stessi.
A partire dai 24-36 mesi diventa possibile usare App in grado di attivare la capacità di attenzione visiva selettiva, la categorizzazione e la numerazione. A partire dai 5 anni sono consigliate app che facilitano l’apprendimento dell’associazione tra grafemi (lettere) e fonemi (8uoni) in modo da guidare il bambino verso la lettura e la scrittura.
Gli studi eseguiti su i bambini hanno mostrato infine come la dimensione multimediale delle App, che quando sono fatte bene (ad esempio quelle della “scuola Montessoriana”) uniscono l’interazione tattile a una storia in grado di dare senso all’esperienza, faciliti l’integrazione cognitiva coinvolgendo sia il lobo frontale, nel quale avvengono le funzioni cognitive superiori, sia il lobo parietale, il quale controlla l’attività visuo-spaziale.
Ci sono poi le eccezioni alla regola: come ad esempio se li portiamo al cinema, un cartone animato non durerà mai 30 minuti.
2) Dopo i 3 anni è concesso un utilizzo dei dispositivi quali tablet ect però la fruizione giornaliera dovrebbe non essere superiore ai 30 minuti. Nel conteggio di questi 30 minuti va inclusa anche la televisione in quanto anch’essa è un “monitor”. Quindi 30 minuti totali e complessivi, non 30 minuti di tv, 30 di ipad e 30 di videogioco. Dopo i 6 anni si può passare a 40 minuti, ma non di più. Questa regola è un po’ utopistica da far rispettare, tuttavia se siamo consapevoli che l’ideale di utilizzo sia 30 minuti al giorno e noi siamo soliti concedere loro più tempo, è bene iniziare a ridurre.
3) Un terzo e ultimo punto che mi sento di aggiungere io è che l’utilizzo del tablet è sconsigliato in autonomia. Un limite pericoloso del tablet è quello di farne un utilizzo individuale, sfavorendo in questo modo le capacità relazionali e sociali del bambino, “isolato” nel suo mondo virtuale.
Ecco perché la fruizione di questo dispositivo dovrebbe essere “accompagnata” da un adulto perché, se ai miei tempi ad esempio si parlava di “baby sitter televisione” è facile oggi scivolare nello stesso potenziale errore del “tablet intrattenitore”.
Lo so, io per prima dovrò fare uno sforzo per non considerare più quella mezz’ora, nella quale concedo ai miei figli di usare il tablet, un momento di libertà solo per me.
Dovrebbe essere invece un momento da condividere insieme. “Giocare” con loro ad esempio al memory (i miei figli adorano l’applicazione del memory di Nemo) trasformerebbe l’utilizzo del tablet da mero intrattenimento, a uno strumento di apprendimento e condivisione sociale.
L’importante quindi è porre l’accento non tanto sullo strumento, quanto sull’utilizzo che se ne fa e sulla consapevolezza che ne accompagna l’adozione.
Link utili
psicologia contemporanea n. 260 – Marzo 2017
rivista psicologia contemporanea abbonamento
www.commonsensemedia.org/app-reviews (il sito di questa fondazione no profit Common Sense Media presenta una sezione dedicata che recensisce le diverse applicazioni.Ciascuna rewiew oltre a spiegare in maniera chiara e concisa il contenuto dell’App, ne indica una valutazione – da una a cinque stelle – e suggerisce età minima di utilizzo consigliata)
Giuseppe Riva -NATIVI DIGITALI