In vacanza in Liguria, ho portato i miei figli in visita al rinomato parco dei Pavoni di Arenzano. In mezzo alla folla, che ammirava incantata l’apertura della coda di uno splendido esemplare, mio figlio ha urlato: “mamma guarda uno struzzo con gli occhi sulla coda!”.
E’ in quel momento che ho iniziato a interrogarmi sulle possibili conseguenze del “disturbo da deficit di natura” del quale avevo sentito parlare.
Il Disturbo da deficit di natura, teorizzato dal ricercatore americano Richard Louv nel suo libro Last Child in the Wood, può colpire bambini e adolescenti e si manifesta con sensazioni di sradicamento dal mondo, difficoltà di concentrazione, stress, ansia, depressione. Oltre a queste patologie sopra elencate, i bambini privati di una vita all’aperto possono aver paura e non saper riconoscere animali e piante.
Personalmente resto sempre perplessa quando leggo di patologie di tale entità in bambini o pre adolescenti, così come quando si va a ricercare la loro causa nell’assenza di contatto con animali e natura invece che all’interno della famiglia e del sistema in cui la persona è immersa. Tuttavia, è innegabile il fatto che la natura e le sue incredibili meraviglie possano offrire uno stimolo importante a una crescita sana dei nostri figli.
Anche il pedagogista Daniele Novara nel suo libro “L’essenziale per crescere: educare senza il superfluo”, afferma che “molti bambini, in particolare quelli che vivono nelle grandi città, hanno tempi, spazi di gioco e di esplorazione autonoma molto ristretti. In gruppo le loro attività sono orientate dagli adulti; da soli stanno a casa e occupano il loro tempo con tv e tablet e scambiano una gallina per un piccione”.
Onde evitare che anche mio figlio potesse, dopo il pavone-struzzo, scambiare un piccione per una gallina, il resto della settimana non lo abbiamo passato in spiaggia, bensì a vedere oche, anatre, conigli, tartarughe e persino insetti di ogni genere. Abbiamo fatto un ripasso generale del mondo animale, insettivoro e botanico giusto per non dare più nulla “per scontato”.
E’ evidente che i bambini che vivono in città crescano scollegati dall’ambiente naturale, io stessa mi rendo conto che la “porzione” di verde che posso offrire ai miei figli, nella routine quotidiana, è giusto un fazzoletto di prato più o meno grande a seconda dei giardinetti in cui li porto a giocare dopo la scuola.
Magari nel week end siamo riusciti a fare senz’altro di meglio come portarli alla cascina-fattoria di turno ma si tratta pur sempre di “visite guidate” con gli animali chiusi nei recinti e una folla di bambini in coda per vedere un pulcino. Nell’insieme, il tutto risulta ben poco bucolico.
Spesso infatti la conoscenza della natura, dei fenomeni naturali, dell’origine degli alimenti sono informazioni sconosciute al bambino urbano che le può apprendere solo dai libri e non più dall’esperienza diretta del vivere a contatto con la natura. Vivere nella natura significa anche fare esperienza della sensorialità più completa, cioè dell’abilità di utilizzare i cinque sensi, elemento importantissimo sul piano cognitivo e dell’intelligenza. E’ indubbio che le attività all’aperto siano un’esigenza fondamentale per lo sviluppo psicologico ed emotivo di ogni bambino.
Per questo motivo noi genitori dovremmo evitare che la natura sia contrapposta alla vita normale e considerarla piuttosto una opportunità di apprendimento da coltivare non appena se ne può avere occasione. Ad esempio basterebbe considerare la vacanza come una preziosa opportunità per permettere ai nostri figli di recuperare competenze che in un contesto cittadino sarebbero di difficile attuazione.
Pertanto, genitori di figli “nati e cresciuti in città” dove il cemento impera sovrano non scoraggiatevi: possiamo recuperare.
Daniele Novara in un capitolo del libro sopracitato dedicato al tema “Vacanze e natura” elenca
1-Andare in bicicletta in spazi aperti diversi dal contesto urbano.
2-Camminare scalzi dove possibile, perchè lo stare scalzi appartiene al recupero degli elementi ancestrali. La pianta stessa del piede scalza richiama la dimensione delle radici: un bambino che cammina scalzo rinforza il suo senso di stabilità terrestre.
3-Entrare in contatto con il bosco, l’acqua, i fiumi, il mare e la loro rispettiva energia.
4-Correre e giocare in un prato
Iniziate programmando un week end nel verde per dare la possibilità ai vostri figli di rotolarsi nell’erba, arrampicarsi su un albero, vivere la natura in libertà.
5-Fare l’orto
Prendersi cura delle piantine, innaffiare e poi cogliere e cucinare le verdure sono attività belle ed educative da fare con i bambini e insegna loro anche a riconoscere la stagionalità della frutta e della verdura.
6-Andare in vacanza in campeggio
Per i bambini dormire in tenda è molto avventuroso e stimolante e li abitua anche a qualche sana scomodità.
7-Costruire case nel bosco
Costruire un riparo con quello che si trova nel bosco. Che, per di più, ha una energia che richiama quella ancestrale. Camminare tra gli alberi, raccogliere le castagne, vivere il bosco di notte aiuta i nostri figli a comprendere meglio il ciclo delle stagioni e il tempo naturale.
8-Giocare con l’acqua
Giocare con l’acqua, la pioggia, gli stagni e i torrenti. I due terzi del globo sono fatti di acqua ed è indubbio che l’acqua piaccia da sempre a tutti i bambini. La prima cosa che i bambini apprendono, senza nessuna spiegazione degli adulti, è che l’acqua è trasparente e non blu come nei fumetti.
Questi 8 suggerimenti sono ovviamente anche di facile realizzazione oltre che potenzialmente a costo zero e, forse, ci ricordano anche che “cresciamo i nostri figli con molto superfluo” ma loro in realtà necessitano dell’essenziale: la loro immensa risorsa è la fantasia, il pensiero magico capace di trasformare un tronco ricurvo nella coda di un feroce dinosauro.
Alla fine “basta poco” per renderli felici e restituire loro il contatto autentico con la natura è uno di quei regali che dovremmo mettere in cima alla lista.
Per approfondire il tema del “disturbo da deficit di natura” consiglio l’articolo di Elena che trovate qui
Se ti interessa il libro lo trovi qui
L’essenziale per crescere: educare senza il superfluo di Daniele Novara e Silvia Calvi
Edizione Oscar Mondadori