E’ importante che, come genitori, compiamo ogni sforzo per assicurarci che i nostri bambini sviluppino una buona autostima.
Questo implica concentrarci sui bisogni “emozionali” dei nostri figli, prima che su quelli materiali: sebbene quest’ultimi siano più semplici da riconoscere e soddisfare, non sono in fin dei conti così gratificanti e raramente riescono da soli a cambiarci la vita.
Aiutare nostro figlio ad accrescere la sua autostima è sicuramente un “bene immateriale”, ma di incommensurabile valore.
Sì, ma come riuscirci? Esaltandolo con lodi e complimenti quando svolge bene qualche compito? Assolutamente no. Nel libro “Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo”, di cui gli ultimi due capitoli sono dedicati al tema dell’autostima nei bambini, si spiega che dovremmo ben guardarci dalla modalità con la quale facciamo i complimenti ai bambini: convincerli di essere super intelligenti o talentuosi, rischierebbe infatti di farli sentire più stupidi.
Non è infatti lodando il loro talento o intelligenza che consolidiamo la loro fiducia in se stessi, perché non appena qualcosa andrà storto inizieranno a dubitare delle proprie capacità e a temere di esporsi per non correre il rischio di fallire. Molto meglio, invece, apprezzare l’impegno profuso a prescindere dal risultato: è così che si premia la costanza, perseveranza e fatica che nel loro futuro permetterà loro di non scoraggiarsi davanti alle battute di arresto.
Vediamo allora nel concreto due piccole attenzioni che possono aiutare nostro figlio a rinforzare l’autostima.
1- Rinforzarlo nelle cose che fa bene, ma anche aiutarlo ad accettare i propri limiti: se mio figlio fa un disegno ma non riesce a disegnare bene come vorrebbe un particolare e per questo si scoraggia, è importante ricordargli che “tutte le cose sono difficili prima di diventare facili”. La nostra attenzione, come dicevamo prima, deve premiare il processo di realizzazione e sacrificio, non il risultato prodotto.
Può essere che nostro figlio sia alle prese con un disegno e un particolare non riesca proprio a farlo “bene” come vorrebbe. Tuttavia, se noi esaltiamo il suo sforzo, e l’impegno che ci ha messo – a prescindere dal risultato finale riuscito o meno – vedremo che nostro figlio sarà comunque soddisfatto di se stesso perchè è stato comunque gratificato, abbiamo gioito con lui degli sforzi fatti liberandolo dalla schiavitù della lode legata alla bravura del “bel” risultato finale.
Possiamo inoltre raccontargli che anche noi non sapevamo affatto cucinare, poi ci siamo applicate, leggendo ricette, facendo esperimenti e alla fine, con l’esercizio, la costanza, e la perseveranza nel perseguire il nostro obiettivo…siamo riuscite a non bruciare una torta! Anche se poi, magari, prenderla già fatta resta ancora la soluzione che ci convince di più. Sicuramente vi verranno in mente esempi più riusciti del mio per rassicurarlo sul fatto che è normale non riuscire subito con successo nelle cose, dallo sport alle piccole sfide quotidiane. Perché anche il talento va “allenato” con esercizio continuativo.
2-Dargli ciclicamente attenzione per renderlo autonomo.
Un altro concetto utile a proposito di autostima è quello bene espresso nel libro “I cinque linguaggi dell’amore dei bambini” di Gary Chapman, nel quale si spiega che i bambini hanno un serbatoio che ha bisogno quotidianamente di essere rimboccato d’amore, e l’amore che chiedono è incondizionato. Ho notato che se dedico ai miei figli anche solo mezz’ora ma straripante di attenzione per loro, poi sono autonomi anche per un’ ora di seguito, permettendomi di fare altro.
Proprio come se facessi loro il pieno di benzina. Se invece mi dedico a loro anche due ore ma a “intermittenza” con “riserva”, per restare in metafora automobilistica, loro avranno bisogno della mia presenza tutto il tempo e non mi permetteranno di fare null’altro che non consideri anche la loro attiva presenza. Esattamente come se si sentissero in “riserva” di benzina e non osassero allontanarsi di un cm dal loro rifornimento di benzina Agip di fiducia, cioè io. Ecco perché quando il serbatoio di un bambino è vuoto, l’unica cosa che possa riempirlo è la nostra attenzione (motivo per cui lui farà di tutto pur di ottenerla).
Se questo articolo vi ha interessato, a questo link potete leggere anche i tre motivi per cui consiglio la lettura del libro di Gary Chapman “I cinque linguaggi dell’amore dei bambini “.