Chissà perché da adulti perdiamo quella innata, straordinaria e talvolta salvifica capacità di dire “no” che avevamo invece da piccoli: dire “no” al cibo, al cappello, al lavarsi i denti e a una infinità di altre cose era per noi l’affermazione più naturale del mondo.
Quando diventiamo adulti troppo spesso ci dimentichiamo che un bel “no” ad altri é un “Sì” che diciamo a noi stessi.
Ma dire “no” ad altri adulti è sempre un’ardua impresa perché abbiamo il timore di passare dalla parte del torto, di essere tacciati di egoismo o di risultare addirittura insensibili e scortesi.
E allora sembra che solo quando diventiamo genitori smaniamo dalla voglia di risarcirci di tutti quei “no” soppressi e tramutati in “sì forzati” e così recuperiamo sciorinando innumerevoli “no” alle richieste dei nostri figli, spesso senza neppure dare loro il tempo di terminare la frase.
Ricordo che una volta distrattamente ho risposto “no” alla domanda di mio figlio: “mamma, posso darti un abbraccio?”.
Tralasciamo il senso di colpa.
Ovviamente i “no” che riserviamo ai nostri figli sono di diversa natura e “a fin di bene” perché come Sostiene Daniel Siegal nel suo libro “La sfida della disciplina”:
“I limiti che poniamo sono come i guardrail su un ponte. Per un bambino, la mancanza di confini ben definiti è ansiogena al pari di guidare su un ponte senza barriere di protezione che ci impediscano di precipitare nel vuoto”.
Tuttavia, è bene non farsi prendere troppo la mano con i “no” perché la buona notizia è che è possibile educare alla disciplina con un approccio intriso di rispetto e affetto, che però allo stesso tempo definisca limiti chiari e coerenti.
Possiamo scegliere un approccio alla disciplina recuperando il suo vero significato: disciplina deriva da “discipulus” ossia discepolo, che letteralmente significa “colui che riceve l’insegnamento di un maestro”.
Il discepolo non è un prigioniero e neppure il bersaglio di punizioni, ma colui che apprende attraverso l’insegnamento.
Spesso far rispettare i limiti è veramente un’ardua impresa, eppure è indubbio che questi ultimi aiutino i nostri figli a conoscere la prevedibilità e la sicurezza in un mondo altrimenti dominato dal caos.
Anche se desideriamo dire sì ai nostri figli ogni volta che possiamo, a volte dire no è la scelta più amorevole che possiamo compiere.
Tuttavia, la gara non è poi nel dire “no” quante più volte è possibile, bensì comprendere che più efficace di un “no” categorico sia talvolta anche un “sì”.
Perché così facendo si favorisce la creazione di connessioni cerebrali che consentiranno loro di gestire adeguatamente le difficoltà in futuro. La capacità di flessibilità e adattamento non sono certo il frutto di una rigida e intransigente educazione che non ammette eccezioni o compromessi.
Il mestiere dei genitori è di sicuro il più complesso anche perché non solo non possiamo fare affidamento su un libretto di istruzioni, ma non esistono neppure ricette psico-pedagogiche valide per tutti. Ogni storia famigliare è a sé e ogni bambino è unico.
Tuttavia, non sbaglieremo approccio educativo se saremo in grado di porci in ascolto dei nostri figli e di metterci sulla stessa lunghezza d’onda delle loro emozioni avendo ben chiaro che la corteccia frontale del cervello – ove risiede la capacità di autocontrollo e razionalità – finisca di svilupparsi a 20 anni: ecco perché non possiamo pretendere che in certe situazioni (in cui il loro comportamento ci fa molto arrabbiare) abbiano la stessa capacità di ragionamento di noi adulti.
Ciò non significa che certi comportamenti sbagliati non vadano corretti, ma dovremo sempre fare attenzione a riconoscere che è il comportamento, l’atteggiamento a essere sbagliato e perfettibile e non il bambino.
Questa sottile differenza è una delle chiavi per alimentare l’autostima dei nostri figli: non sei un monello ma fai il “monello”. In questa differenza linguistica tra il fare e l’essere è racchiusa tutta la possibilità di migliorarsi, apprendere dai propri errori e crescere con maggiore consapevolezza e autostima.
E’ importante per un bambino che qualcuno si prenda cura di lui non in maniera perfetta ma affidabile, il che significa esserci anche solo con uno sguardo, una parola di conforto, un abbraccio e perché no, con un “sì”.
Il potere di un “sì” è il claim della campagna che Fruittella porta avanti per il secondo anno consecutivo, avvalendosi anche del parere di esperti psicologi che riconoscono l’importante valore educativo di un “sì” consapevole, accanto ai “no”, necessari per definire regole, contenere e indirizzare.
La relazione si fa in due e talvolta un sì ci permette di esserci con la testa e con il cuore: ci sono per te, ti guardo, sono qui per te e sono felice di poter assecondare una tua richiesta, di ascoltare un tuo bisogno di attenzione.
Dire sì permette anche alle mamme di sentirsi più felici e far pace con qualche senso di colpa…
Se le occasioni di dire “no” sono innumerevoli, quelle del “sì” sono decisamente meno, spesso anche perché molte richieste dei nostri figli non sono irrealizzabili nel momento in cui ci vengono poste.
Però ci sono anche richieste più semplici da assecondare: un altro giro di giostra, 5 minuti in più di tv, una gita tutti insieme, un dolce etc…
Questo post è stato scritto in collaborazione con Fruittella, in seguito alla diretta cui ho avuto il piacere di partecipare e che è stata tenuta dalla psicologa Carolina Ochsenius. In questo articolo ho cercato di riassumervi quello che mi ha maggiormente colpito del suo interessante intervento.
Tra i vari “sì” che personalmente concedo ogni tanto ai miei figli ci sono ovviamente anche le caramelle. Una piacevole e recente scoperta che vi consiglio di provare è “La Fattoria” di @Fruittella (a base di succo di frutta, senza coloranti artificiali e senza gelatina animale, come tutte le caramelle della linea Fruittella) ma la caratteristica che ho apprezzato di più di questo nuovo prodotto è di avere al suo interno tante bustine monodose, onde evitare un consumo eccessivo di caramelle perché ogni porzione è confezionata come una piccola sorpresa.
E voi come riuscite a bilanciare i “no” e i “sì” nell’educazione quotidiana dei vostri figli?
Post in collaborazione con Fruittella
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