E’ davvero necessario imporre regole e stabilire dei confini da far rispettare con rigore ai nostri bambini?
Ebbene, la risposta io l’ho trovata leggendo questa frase in un libro: “I limiti che poniamo sono come i guardrail su un ponte. Per un bambino, la mancanza di confini ben definiti è ansiogena al pari di guidare su un ponte senza barriere di protezione che ci impediscano di precipitare nel vuoto.”
Condivido moltissimo questa affermazione, peccato che nella pratica io incontri spesso difficoltà nel far rispettare ai miei figli regole e limiti prestabiliti.
Tipo quelle volte in cui sono passate le 21 e non sono ancora riuscita a metterli a letto (trasgredendo la mia regola dell’orario della nanna), mentre loro si rifiutano di lavarsi i denti (trasgredendo la regola dell’igiene dentale) e corrono nudi per casa molestando il gatto, se per sua sfortuna capita nei paraggi (trasgredendo la regola di rispettare gli animali).
In queste situazioni regna l’anarchia e ogni regola sembra fallire miseramente. E io con loro. In questi casi è necessario recuperare tutta la fermezza per ristabilire l’ordine.
Per farlo spesso chiedo aiuto a mio marito e, se lui non c’e, chiunque passi nei paraggi, a me va bene.
Come quella sera che avrei volentieri lasciato i pigiami dei miei figli nelle mani dello studente di lotta comunista, che aveva suonato alla mia porta per vendermi il loro giornale.
Avrei lasciato a lui l’arduo compito della (s)vestizione e messa a letto, e in cambio sarei stata disposta a comprargli anche tutti gli arretrati della rivista in un colpo solo. Alcune cose non hanno prezzo.
In realtà il giovane studente non aveva osato avanzare oltre la soglia di casa forse perché, intesa la rivoluzione che era in atto quella sera, aveva preferito fuggire prendendo la via più veloce: le scale.
In ogni caso, continuo a essere ferma sostenitrice, come ho letto nel libro di Daniel Siegal “La sfida della disciplina”, che definire dei limiti aiuti i nostri figli a conoscere la prevedibilità e la sicurezza in un mondo altrimenti dominato dal caos.
Certo, devo aggiungere anche che il caos a loro sembra però non dispiacere affatto.
Anche se desideriamo dire sì ai nostri figli ogni volta che possiamo, a volte dire no è la scelta più amorevole che possiamo compiere.
Tuttavia la gara non è poi nel dire “no” quante più volte è possibile, bensì comprendere che più efficace di un “no” categorico sia talvolta anche un “si” condizionato.
Così facendo si favorisce la creazione di connessioni cerebrali che consentiranno loro di gestire adeguatamente le difficoltà in futuro.
La tecnica del sì condizionato la trovo efficace perché, sebbene sia in teoria un sì posticipato, con i bambini funziona per questi motivi:
1- Non si sentono negare da subito una richiesta ma sentono che quanto meno la valutiamo e/o la posticipiamo (a meno che ovviamente non sia una di quelle pretese inconciliabili a priori con il nostro universo di regole).
2- I bambini ragionano “a breve termine”: le richieste che ci fanno oggi (visto che spesso sono infinite) domani se le sono già dimenticate.
Quindi, quando mi chiedono ad esempio: “mamma, perfavore posso fare un altro giro di giostra?” posso ben dire: “sì, ma domani o la prossima volta”.
Così, il fatto di andare via sarà accettato da loro più di buon grado con una promessa sul domani, rispetto a dire loro un semplice “No, non si può.
In questo modo alleniamo anche la “mente prospettica” di nostro figlio, ossia non ancorata al “qui e ora”, ma aperta al futuro, capace di immaginare potenziali scenari.
Lo scopo di questa strategia sia ben chiaro non è quella di proteggere i nostri figli dalla frustrazione, concedendo loro – con la promessa del domani – tutto quello che vogliono.
All’opposto, li abituiamo a sopportare la delusione quando le cose non vanno come vorrebbero. E’ in questo modo che li aiutiamo a sviluppare la resilienza. Ossia la capacità di far fronte, con flessibilità, ai problemi (il giro di giostra negato) esercitando così la loro capacità di ritardare la gratificazione.
E a voi è mai capitato di sostituire un “No” con un “Sì, condizionato”?
Come è andata?
Questo è uno dei 4 strumenti pratici che ho imparato leggendo “La sfida della disciplina” di Daniel J. Siegel, Tina Payne Bryson e che ho approfondito qui (Strategie di Disciplina a breve e a lungo termine).
Sempre ispirandomi a questo libro ho approfondito anche i seguenti argomenti:
1-Gestire i capricci al supermercato
Come lo humor può aiutarci a recuperare le situazioni in cui tutto sembra perduto
2-Bambini e regole: la strategia del sì condizionato
3- Come gestire le emozioni del bambino
quando è in preda a una crisi isterica
4– Quando urlare non serve a nulla
Magari urlare dentro di noi anche sì… ma non contro i nostri figli